martedì 7 giugno 2011

Una vita a impatto zero, intervista a Paola Maugeri






















«Paola, mi racconti della tua recente esperienza di vita a impatto zero?»
«E' un’esperienza che nasce dal desiderio di comprendere in prima persona quanto il nostro stile di vita impatta sull’ambiente in cui viviamo. La fase intensiva è durata tre mesi, un docu-reality in occasione della trasmissione E se domani, di Alex Zanardi. Ma la consapevolezza, l’attenzione al quotidiano, non si è conclusa lì, continua ancora oggi»
«Cosa significa vivere a impatto zero?»
«Significa evitare di produrre rifiuti sostituendo l’usa e getta con il riciclabile, compostare, non utilizzare mezzi di trasporto che consumino energia, nemmeno quelli pubblici, e mangiare vegetariano e a km zero»
«Qual era la tua situazione di partenza?»
«Sono sempre stata molto attenta, in verità, all’impatto ecologico delle mie scelte. Sono anche vegana da molti anni. Ma volevo fare un passo ulteriore»
«Da uno a dieci: quanto difficile è stato?»
«Diciamo sei. Non è stato troppo difficile. Tutto sta a organizzarsi, modificare le abitudini»
«Ma c’è stato qualcosa che ti è costato di più modificare?»
«Sicuramente staccare la corrente. Vivere con le luci spente, con la sola illuminazione delle candele. In questa scelta ho naturalmente coinvolto la mia famiglia, mio figlio e mio padre. I primi giorni è stato davvero faticoso. Ma poi ci siamo abituati e ci si vedeva anche al buio!»
«Come si svolgeva una tua giornata tipo?»
«Normalmente. Non ho mai smesso di lavorare, fare la spesa, cucinare. Cambiavano le modalità»
«In che senso?»
«Usando la bicicletta o, alla peggio, i mezzi pubblici per muovermi, lavando i panni a mano, usando la compostiera, mangiando esclusivamente cibi vegetali a chilometro zero, ad esempio. Limitando al minimo indispensabile i consumi»
«Intervenendo sulle tre principali voci energetiche: alimentazione, trasporti, energia domestica...»
«Certo. L’alimentazione in primis. Non ci si può definire realmente ambientalisti se non si modificano le proprie abitudini alimentari. Se non ci si ferma a pensare che gli allevamenti intensivi sono la principale causa del buco nell’ozono. Che il 70 % della foresta amazzonica è stato abbattuto per fare spazio alle coltivazioni di cereali per uso animale. Io sono diventata vegetariana a 14 anni, vegana a 30. è il passo più importante per amare e rispettare la natura»
«Qualche suggerimento per chi volesse cominciare a porsi, come te, in modo diverso?»
«Iniziare a prestare attenzione ai più piccoli gesti quotidiani. Il caricabatterie del telefonino lasciato sempre attaccato alla presa non hai idea di quanto consumi. Il modo in cui cuciniamo, le pentole che utilizziamo. Le luci dimenticate accese. E poi, ancora una volta, l’alimentazione!»
«Continui a battere su questo tasto...»
«Non è davvero più il caso di delegare il destino nostro e dei nostri figli. Mangiare accomuna tutti, è il primo e più importante gesto che ognuno può compiere»

[mia intervista a Paola Maugeri, Vivijesolo n. 5/2011]

Nessun commento:

Posta un commento