domenica 21 marzo 2010

Se niente importa. Perché mangiamo gli animali

È un romanzo ma non è un romanzo. Dopo Ogni cosa è illuminata Jonathan Safran Foer è tornato in libreria con Se niente importa (titolo originale Eating Animals), un libro che è insieme inchiesta, racconto e testimonianza, e invita tutti alla riflessione.
Ancora una volta lo spunto è autobiografico.
Jonathan Safran Foer, da piccolo, trascorreva il sabato e la domenica con sua nonna. Quando arrivava, lei lo sollevava per aria stringendolo in un forte abbraccio, e lo stesso faceva quando andava via. Ma non era solo affetto, il suo: dietro c’era la preoccupazione costante di sapere che il nipote avesse mangiato a sufficienza. La preoccupazione di chi è quasi morto di fame durante la guerra, ma che è stato capace di rifiutare della carne di maiale che l’avrebbe tenuto in vita perché non era cibo kosher, perché «se niente importa, non c’è niente da salvare». Il cibo per lei non è solo cibo, è «terrore, dignità, gratitudine, vendetta, gioia, umiliazione, religione, storia e, ovviamente, amore».
Una volta diventato padre, Foer ripensa a questo insegnamento e inizia a interrogarsi su cosa sia la carne, perché nutrire suo figlio non è come nutrire se stesso, è più importante. Questo libro è il frutto di un’indagine durata due anni che l’ha portato negli allevamenti intensivi, visitati anche nel cuore della notte, che l’ha spinto a raccontare le inaudite e inutili violenze sugli animali durante la loro breve vita, a descrivere come vengono uccisi, per diventare il nostro cibo quotidiano.
In un libro che è insieme racconto, inchiesta e testimonianza, Foer invita tutti alla riflessione, indicando nel dolore degli animali – e soprattutto nella nostra sensibilità verso chi è «inerme» e «senza voce» – il discrimine fra umano e inumano, fra chi accetta senza discutere le condizioni imposte dall’allevamento industriale e chi le mette in discussione.

Dice Safran Foer:

«Sappiamo che l’allevamento intensivo è inumano nel senso più profondo del termine. E sappiamo che la vita che creiamo per gli esseri viventi più in nostro potere ha un’importanza profonda. La nostra reazione all’allevamento intensivo è in definitiva un test su come reagiamo all’inerme, al più remoto, al senza voce.»

L'autore: Jonathan Safran Foer (Washington, 1977), vive a Brooklyn, New York, con la moglie, la scrittrice Nicole Krauss — assieme alla quale è stato tra i curatori del Futuro dizionario d'America, pubblicato nel 2005 da McSweeney's —, il figlio Alexander (che chiamano anche Sasha) e il loro cane George.
Ha frequentato la Princeton University dove gli sono stati assegnati vari premi di scrittura creativa. Nel 2000 gli è stato assegnato il premio per la narrativa Zoetrope: All-Story. Era l'editore dell'antologia A Convergence of Birds: Original Fiction and Poetry Inspired by the Work of Joseph Cornell.
Ha pubblicato su Paris Review, Conjunctions, The Guardian, The New York Times e The New Yorker. Nel 1999 si è spostato in Ucraina per fare ricerche sulla vita di suo nonno. Nonostante non l'avesse programmato questo viaggio risultò nel suo romanzo d'esordio Ogni cosa è illuminata, pubblicato in Italia nel 2002 da Guanda e dal quale è stato anche tratto un film omonimo nel 2005. Grazie a questo libro ha ricevuto il premio National Jewish Book Award e un Guardian First Book Award.
Il suo secondo romanzo è Molto forte, incredibilmente vicino, pubblicato sempre da Guanda nel 2005.

Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?
Jonathan Safran Foer
Guanda, 2010, euro18,00

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